Il “mondo difficile” del cellulare a scuola

Portarsi il mondo in tasca. Probabilmente, fino a qualche anno fa, è stato il sogno dei giovani di ogni generazione. Un sogno che oggi non risulta poi così lontano dalla realtà: i ragazzi in un certo senso adesso si portano davvero un mondo in tasca. Che lo si chiami smartphone, cellulare o telefonino, questo aggeggio rappresenta davvero un mondo. Funziona come una specie di piattaforma integrata che ci consente di effettuare telefonate, inviare messaggi, scattare fotografie e girare filmati, navigare su internet, condividere le nostre esperienze sui social e, appunto, socializzare. Un vero e proprio mondo, dicevamo, ma un mondo “difficile”. Soprattutto quando si varca il portone della scuola, un territorio in cui il cellulare, bene o male, finisce per entrare, eppure non dovrebbe. Perché è fonte di distrazione, interferisce con le attività svolte in classe, potrebbe addirittura alterare gli esiti di una verifica. Entra ma non dovrebbe, perché la norma parla chiaro: la Direttiva 15 marzo 2007 del ministero dell’Istruzione chiede a tutti gli istituti scolastici italiani di regolamentare l’utilizzo di questi dispositivi, con esplicito riferimento a un divieto durante le ore di lezione. Ci sono casi in cui questa norma è stata applicata con maggiore severità.

Nel 2015, per esempio, in una scuola media di Costa San Francesco al Campo, nel Torinese, 22 ragazzi sono stati sospesi per aver filmato i professori con il cellulare durante le lezioni e aver successivamente diffuso immagini e video su Whatsapp e social network. Varcando un confine estremamente pericoloso.

A Piacenza, l’anno scorso, per impedire l’utilizzo del cellulare a scuola si è fatto ricorso al metodo Yondr, brevettato in America. Si tratta di una speciale tasca o meglio una custodia che propone un innovativo sistema di blocco in grado di schermare totalmente gli smartphone. A ogni studente viene consegnata la tasca che, dopo essere stata sigillata con il blocco tecnologico, può essere aperta soltanto tramite un’apposita base di sbloccaggio, a disposizione dei soli docenti.

Il problema dell’utilizzo del cellulare a scuola non riguarda comunque solo l’Italia. A giugno del 2018, per esempio, l’Assemblea francese ha approvato la legge che era stata promessa dal presidente Emmanuel Macron nel corso della campagna elettorale. Una legge in virtù della quale è fatto divieto agli studenti francesi di utilizzare ogni genere di apparecchiatura capace di collegarsi alla rete: dai telefonini ai tablet, passando per gli smartwatche. La portata del problema è, insomma, mondiale.

Giusto vietare l’utilizzo del cellulare a scuola? Pochi i dubbi a riguardo. Gli effetti controproducenti della presenza di smartphone tra i banchi sono facilmente testabili da chiunque abbia esperienza delle classi. Tuttavia risulta fondamentale la congruità degli interventi di richiamo nei confronti degli studenti che trasgrediscono la norma. Meglio partire da una nota nel registro, piuttosto che comminare subito una sospensione. Una specie di avvertimento all’alunno che, da quel momento preciso, starà più attento ed eviterà che la circostanza si verifichi di nuovo. A tutto vantaggio del regolare svolgimento delle lezioni e, perché no, anche della sua condotta.

A cura di Simone Amelio, Samuel Fortugno e Gioele Fiore